Da più di un anno lo schema ENplus® si racconta attraverso le parole di aziende certificate e organismi di certificazione, ispezione e analisi. Ora è giunto il momento di dare voce agli Uffici nazionali ENplus®, grazie a cui la certificazione ha avuto un grande successo nei rispettivi 14 Paesi.
L’opportunità di inaugurare questa nuova serie di interviste è stata offerta ad AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), licenziataria nazionale del marchio ENplus® per l’Italia. Ecco le parole di Matteo Favero, responsabile in AIEL dell’Area biocombustibili legnosi e certificazioni.
Caro Matteo, oltre al tuo ruolo in AIEL, sei anche vicepresidente dello European Pellet Council (EPC). Cos’è importante che le persone sappiano su queste organizzazioni?
Lo European Pellet Council (EPC) rappresenta gli interessi del settore europeo del pellet di legno, fornendo una piattaforma di discussione per argomenti come la standardizzazione e la certificazione della qualità del pellet, la sicurezza degli approvvigionamenti, l’informazione di settore e la formazione tecnica. EPC è un'organizzazione “ombrello” fondata nel 2010, i cui membri sono le associazioni nazionali del pellet.
È importante sottolineare che molti membri EPC sono anche licenziatari o associazioni di promozione del marchio ENplus® nei rispettivi Paesi – in altre parole, fungono da Uffici nazionali dello schema ENplus®. Di conseguenza, ENplus® è gestito all'interno di un quadro che è in grado di intercettare e raccogliere le migliori visioni che provengono direttamente dal settore del pellet.
Spesso, i rappresentanti delle associazioni nazionali sviluppano un senso di genuina amicizia, che assume un grande rilievo nelle negoziazioni e nel confronto reciproco.
AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) è l'associazione italiana che da oltre vent’anni rappresenta le imprese operanti lungo la filiera legno-energia: dai produttori di biocombustibili legnosi (legna da ardere, cippato e pellet) ai produttori di tecnologie per la produzione di calore ed energia (stufe, inserti, caldaie, unità di cogenerazione), fino agli installatori e ai tecnici manutentori delle apparecchiature e degli impianti.
Oltre agli altri gruppi associativi (apparecchi domestici; caldaie a biomassa; piccoli impianti di cogenerazione; installatori e manutentori; produttori di biomasse legnose), AIEL associa anche le aziende e i professionisti del pellet (nazionali e stranieri) in uno specifico Gruppo di lavoro formato da oltre 70 aziende. A queste, AIEL offre una serie di servizi e vantaggi, tra cui una continua informazione tecnica e politica sulle novità del settore e sull’andamento del mercato.
AIEL è membro dell'EPC fin dalla sua costituzione, e da molto tempo fa parte del suo Consiglio di Amministrazione (Board of Directors). Di recente, sono succeduto ad Annalisa Paniz nel ruolo di vicepresidente.
Al di là di ogni “etichetta”, ciò che conta veramente è partecipare in modo attivo e cercare di indirizzare le attività comuni a livello europeo. Io credo che il dialogo continuo e aperto con le proprie aziende associate sia il motivo per cui AIEL è stata in grado di sostenere costantemente lo sviluppo della certificazione, a livello nazionale quanto internazionale.
Quando è stato introdotto e come è cambiato nel corso degli anni il mercato italiano del pellet certificato ENplus®?
AIEL e il mercato italiano sono stati pionieri nel percorso verso la certificazione della qualità del pellet. Infatti, già nel 2005 era stato istituito il sistema di certificazione denominato "Pellet Gold". Cinque anni dopo è stato lanciato ENplus®, e l'esperienza italiana è confluita in quella internazionale. Non molto tempo fa, lo schema di certificazione ha celebrato il suo 10º anniversario.
Lo scopo originale sia di Pellet Gold che di ENplus® era quello di ottenere forniture di pellet di alta qualità costante nel tempo. Gli ultimi dati dimostrano quanto lo schema abbia avuto successo nel corso degli anni, e continui ad averne!
Dal momento in cui è stato fondato, ENplus® ha già subito due revisioni principali, per continuare a garantire la qualità dalla produzione fino alla consegna, adattandosi agli sviluppi tecnologici e alle condizioni di mercato, nonché alle aspettative dei consumatori.
La terza importante revisione dello schema dovrebbe essere completata a breve. Con orgoglio, AIEL ha partecipato attivamente al processo di revisione, e non vediamo l’ora del rilascio dei nuovi standard e l'introduzione di nuovi requisiti ambiziosi.
Nel frattempo, in Italia sono stati condotte tre diverse campagne di sorveglianza del mercato, con un certo numero di sacchi ENplus® prelevati casualmente sul mercato e poi avviati ad analisi, per monitorare costantemente la qualità del pellet e garantire il rispetto degli standard ENplus®.
Inoltre, nel corso dell’ultima stagione invernale abbiamo sostenuto attivamente le autorità pubbliche nella lotta a frodi e contraffazioni, anche grazie all'accoglimento dell’istanza di intervento doganale formulata da Bioenergy Europe a livello europeo e alla redazione di Guide rapide per l’individuazione delle contraffazioni sui sacchetti e nella distribuzione in autobotte.
I nostri sforzi per garantire la qualità e informazioni sul mercato sono stati ricompensati da un solido aumento dei certificati italiani ENplus®. Attualmente, l'Italia è il secondo paese al mondo in termini di aziende certificate (somma dei certificati di aziende produttrici e di distribuzione), preceduto solo dalla Germania.
Ciò che sarà di grande importanza ora è tenere duro e non ritornare all’uso di pellet di bassa qualità, nonostante le attuali difficoltà di approvvigionamento.
Qual è, oggi, la sfida più grande?
In Italia il mercato del pellet sta attraversando un periodo complicato. Come gli operatori del settore sanno bene, nel nostro Paese le importazioni di pellet prevalgono rispetto alla produzione nazionale, che copre meno del 15% del consumo annuale di pellet in Italia.
Il mercato italiano è quindi particolarmente esposto alle incertezze e alle dinamiche dei mercati internazionali, che sono alla base delle eccezionali condizioni di mercato attuali, caratterizzate da forti rincari di prezzo e possibili carenze di materiale.
L'Italia è uno dei Paesi europei con i più bassi tassi di prelievo forestale, a causa di problemi strutturali che gravano sul settore forestale. L'aumento della produzione nazionale di biomasse legnose e, in generale, il sostegno alla selvicoltura attiva e sostenibile, porterebbero notevoli benefici sociali e ambientali, oltre che economici e industriali, attraverso un uso “a cascata” del legno domestico. Purtroppo, i nemici delle bioenergie preferiscono ostacolare lo sviluppo del settore tout court, anziché sostenere decisioni equilibrate e avvedute e strategie win-win. Anche questa è una delle sfide prioritarie che dovremo affrontare nel prossimo futuro.
Inoltre, siamo pienamente impegnati a sostenere lo sviluppo complessivo e armonioso del settore, nonostante l'ambiente politico non sia facile, influenzato dai problemi di qualità dell'aria (a cui gli apparecchi a pellet contribuiscono poco!) e da posizioni ambientaliste ideologicamente ostili. In proposito, è utile richiamare i contenuti del "Libro Bianco sul futuro del settore del riscaldamento a legna e pellet in Italia".
L'Italia è il principale consumatore di pellet in Europa nel settore domestico. Secondo te, perché il pellet è una soluzione di riscaldamento così diffusa nel tuo Paese?
Credo che il pellet sia diventato così comune in Italia perché è un’opzione di riscaldamento più conveniente sul piano economico rispetto ai tradizionali combustibili fossili, tra cui il metano.
Il pellet offre soluzioni tecnologiche versatili e adattabili che spaziano dagli apparecchi domestici (stufe e caldaie) che riscaldano singole stanze o piccole abitazioni, alle caldaie altamente tecnologiche e adatte a scaldare edifici più grandi, incluse le attività commerciali.
La diffusione del gas naturale è capillare in tutto il Paese; spesso le stufe a pellet sono complementari rispetto ad altre soluzioni di riscaldamento domestico, ma possono anche essere l’unica fonte di riscaldamento, soprattutto nelle regioni in cui il clima è più mite o nelle isole (es. Sardegna) e nelle vallate montane, dove la metanizzazione è incompleta o assente.
Più recentemente, un certo numero di consumatori ha iniziato a optare per il pellet perché si tratta di una soluzione più rispettosa dell'ambiente rispetto ai tradizionali combustibili fossili.
Quali sono le tue previsioni per la prossima stagione invernale?
Un anno fa nessuno avrebbe potuto prevedere la successiva evoluzione del settore pellet e le attuali dinamiche di mercato. Da allora, la situazione è cambiata molto, e ancora potrà cambiare, molto più velocemente di qualsiasi previsione.
Di sicuro, ci attendono grandi sfide che vanno dalla sicurezza degli approvvigionamenti (con possibili carenze di materiale) agli aumenti dei prezzi (già registrati), fino alla reazione dei consumatori alle nuove condizioni, non ancora del tutto nota. Il settore avrà bisogno di un certo coordinamento associativo rispetto alle comunicazioni sia verso il settore sia agli utenti finali.
Su questo aspetto, AIEL e l'EPC faranno al meglio la propria parte, al servizio del settore del pellet. Poi, come sempre, il mercato troverà la sua strada.